di Vincenzo Punteri
Un’invenzione importante
Se una persona mi fermasse per strada all’improvviso e mi chiedesse qual è, secondo me, l’invenzione peggiore dell’uomo, la mia risposta sarebbe tutt’altro che i lacci.
Svolgono un ruolo di primo piano nella vita di chiunque, indipendentemente dal loro ceto sociale. Uno dei primi insegnamenti forniti dai genitori di molti bambini è l’insieme dei passi da seguire per allacciarsi le scarpe, ricordo che tanti si tengono stretto per il suo coinvolgimento nella vita quotidiana. In molti lavori, l’utilizzo dei lacci per formare nodi è assai frequente, vengono usati, ad esempio, da marinai e scalatori. Inoltre, i materiali che possono essere utilizzati sono vari e facilmente reperibili, da quelli più usati, come la pelle o il cotone, a quelli più rari, come la canapa.

Un altro punto di vista
Sorprendentemente, i lacci sono spesso protagonisti di numerose poesie, interpretati sia in senso letterale che metaforico. Massimo esponente di questa categoria è Stefano Ursi, consulente romano che da sempre ha avuto una passione per la scrittura. Contenuta nella sua raccolta “Poesie In Romanesco”, “I Lacci Der Core” è un’opera che indaga sul nostro rapporto con i sentimenti e le persone che ci stanno a cuore, che spesso non riusciamo ad abbandonare, sebbene ne siamo lontani fisicamente.

L’arte dei legami
Essendo assai versatili, i lacci sono divenuti negli anni soggetti di molte opere artistiche, interpretati in molti stili. Fra quelle più particolari, troviamo la mostra “We The People” dell’artista visivo americano Nari Ward, la cui carriera è approfondita in questa esposizione. L’opera più popolare in essa è “Shoelaces”, il cui titolo dell’opera è composto da numerosi lacci fissati ad un muro, che sta a rappresentare l’utilizzo di materiali riciclati assai frequente nelle opere dell’artista da quando ha iniziato a lavorare nei primi anni ‘90.

Di solito ai lacci non si dà molta importanza, ma è chiaro che senza di essi non saremmo dove siamo adesso.


