MARIO MERZ – L’artista del neon e degli igloo

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A cura di Alessandra Fava

Mario Merz fu un artista, scultore e pittore attivo soprattutto negli anni ‘60 e ‘70. Appartiene alla corrente artistica dell’Arte Povera, celebre anche grazie all’aiuto della moglie, Marisa Merz. Tra le sue opere più famose e conosciute, esposte al MAMbo di Bologna, ricordiamo gli igloo e i tubi di neon, con i quali rappresentava scritte, numeri e frasi. 

Il primo igloo risale al 1968, intitolato “Igloo di Giap”: è una citazione al generale Giap, rivoluzionario vietnamita. I sacchi pieni d’argilla ricordano i sacchi di sabbia usati nei bunker durante la guerra, e si pensa che l’argilla stessa rappresenti l’affermazione del generale, proprio perché trasmette un senso di forza. Una frase celebre detta proprio da Merz è “Se il nemico si concentra perde terreno, se si disperde perde forza”: la prima parte della citazione si riferisce al fatto che l’argilla compatta occupa poco spazio, mentre la seconda fa riferimento al momento in cui l’argilla si disperde e si allarga.

Per Merz, gli igloo sono un rifugio momentaneo, risalenti ad un periodo in cui l’uomo era a stretto contatto con la natura. Inoltre, si possono costruire ovunque e con ogni tipo di materiale; proprio per questo nei suoi igloo, che realizza nel corso degli anni per un totale di oltre 100, utilizza strumenti come iuta, pietra, argilla, neon, vetro o ferro.

Inoltre, queste strutture non si reggono autonomamente, ma hanno bisogno dell’ambiente circostante per esistere, proprio perché intesi come porzione dello spazio limitato.  

Altre tra le installazioni più conosciute sono le scritte in neon, che prendono ispirazione dalla sequenza di Fibonacci. Questa serie, a prima vista senza un senso, è una successione di numeri interi nella quale ogni numero è la somma dei due numeri precedenti, ad esempio:

1 1 2 3 5 8 13 21 …

Mario Merz decide di utilizzare questa serie poiché appassionato agli studi e alle teorie del filosofo Fibonacci: quest’ultimo affermava infatti che la realtà si basava su questa serie numerica, prendendo come esempio i fiori, le foglie, la sezione aurea e il calcolo delle probabilità. I numeri rappresentano i processi di evoluzione del mondo naturale e rimandano ad un’idea di continuo mutamento, quasi infinito.

Per Merz, la realtà è soggetta a cambiamenti costanti, qualsiasi cosa continua e continuerà ad esistere, anche se sotto altre forme, nonostante si pensi siano scomparse. Allo stesso modo, le opere artistiche sono soggette a mutamenti, anche nel momento in cui si crede di averle terminate; basti pensare all’installazione di Yayoi Kusama, “Obliteration Room”: ogni visitatore del museo aveva la possibilità di applicare degli stickers all’interno di una stanza, durante tutto il periodo di esposizione dell’installazione.

Molti materiali utilizzati da Merz arrivavano direttamente dal mondo naturale (come i rami, le foglie, la frutta), o si riferivano al mondo animale (come le riproduzioni di rinoceronti, i caimani, le iguane), o dalla vita quotidiana (come i giornali, i tavoli, gli impermeabili, i tubi al neon).

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