a cura di Francesca Peveri e Martina Magnani
Vibrante, innovativa, erronea.
È ora di parlare della realtà distopica, ormai affermata, riguardante un nuovo e particolare ramo dell’arte: la glitch art, tutt’altro che fluida.
Nasce negli anni ’60, quando l’artista coreano Nam June Paik avvicina erroneamente un magnete alla televisione e nota la formazione di una sorta di disturbo; studiando il fenomeno, Paik si rende conto che esso non è altro che il risultato dell’interferenza tra i segnali elettrici dell’apparecchio e il suo campo magnetico. Grazie alla scoperta, molti artisti si rivelano affascinati da questo nuovo mondo e cercano di emulare il suddetto effetto, arrivando lentamente a ciò che ai giorni nostri si può chiamare glitch art.
Il suo successo deriva anche dal bisogno umano di errare, in quanto l’uomo continua a sentirsi imperfetto come essere vivente preferendo quotidianamente un mondo finito che gli offra certezze . Grazie a questa profonda sensazione, gli artisti contemporanei hanno iniziato a riflettere ed approfondire questo bizzarro mondo virtuale di codici. Le opere vengono principalmente realizzate partendo da una base fotografica, modificata tramite programmi non pensati per l’editing di immagini, ma destinati ad altre funzioni come, ad esempio, per leggere audio; questo metodo viene utilizzato con il fine di non controllare il margine d’errore, per realizzare opere completamente differenti ed irreplicabili. In altri casi viene utilizzato un metodo più “sicuro” con il quale i codici vengono alterati manualmente, in modo da ottenere un risultato voluto senza affidarsi interamente al sistema e, di conseguenza, al caso. Citando questa abissale differenza, si può parlare del criticato pensiero di Iman Moradi, insegnante all’Università di Huddersfield ed uno dei maggiori esponenti del movimento, di cui parla all’interno di “Glitch: Designing Imperfection”, tra i primi libri trattanti questo discusso argomento, scritto direttamente da lui. Molti dei suoi colleghi non condividono a pieno la teoria che divide le tipologie di glitch: egli li differenzia come naturali ed innaturali, paragonandoli alla purezza ed all’impurezza.

Quelli scoperti casualmente, senza cercare, appartengono alla prima categoria perché completamente inaspettati e, di conseguenza, completamente puri nella loro primitiva ed inaspettata forma. Alla seconda categoria appartengono tutti quelli che vengono creati tramite l’aggiunta di un plugin all’apparecchio elettronico, quindi generati artificialmente; spesso, il risultato di questa operazione non è che la replica di un glitch puro, con la conseguenza di creare una sorta di filtro utilizzabile molteplici volte.
Nella glitch art, solitamente, gli artisti cedono alla tentazione del controllo, della perfezione, perciò preferiscono usare il metodo considerato impuro – utilizzato successivamente in vari modi, tra cui la pubblicità – arrivando ad ottimi risultati con una buona resa visiva. Infatti, chi realizza questi codici, cerca di creare un effetto gradevole, non assolutamente disturbante, adatto per uso commerciale oppure, più semplicemente, per il proprio gusto personale.
La tecnologia moderna sta compiendo passi da gigante: basta pensare alla Apple e a come nel giro di qualche decennio, sia arrivata ad ottenere computer portatili e fissi in grado di supportare molteplici applicazioni e di compiere operazioni straordinarie in una manciata di secondi. Per quanto questa evoluzione sia utile a grafici e ad altri lavoratori, sta lentamente intralciando il lavoro di coloro che si interessano alla glitch art: più si progredisce, più l’errore viene scovato ed eliminato. Per rimediare a questa situazione, gli artisti utilizzano apparecchi sempre più datati perché, appunto, non evoluti abbastanza per percepire ogni singolo errore e, quindi, eliminarlo. Inoltre, i computer assemblati prima del 2010 circa, tendono ad incrementare i glitch puri perché vengono creati da imperfezioni di sistema, più frequenti all’interno di questa tipologia di macchina.
Si può pensare che questo mondo virtuale non appartenga particolarmente a chi è amante delle arti figurative, ma questa credenza è facilmente smentibile: basta pensare ad opere di Gehrard Richer, Juan Gris e di altri artisti modernisti. Questi quadri possono essere definiti frammentati e, spesso, caotici; si possono paragonare alla glitch art semplicemente notando le caratteristiche in comune tra i due movimenti e ci si potrebbe spingere a dire che essi sono difatti i predecessori di questo bizzarro fenomeno artistico contemporaneo.
Gli errori appartengono al genere umano da sempre, non si possono negare e nemmeno bisognerebbe farlo perché, talvolta, se visti da un punto di vista alternativo e non regolare, diventano veri e propri enigmi che, anche senza essere risolti, possono portare ad un riscontro inaspettato e positivo.
