a cura di Manuela Pollini e Letizia Obertelli
Il 21 marzo è la giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Ma che cos’è la mafia? Mafia è un termine che indica un tipo di organizzazione criminale retta da violenza, omertà, riti d’iniziazione e miti fondatisti. Secondo il significato estensivo del termine, indica una qualsiasi organizzazione di persone dedite ad attività illecite, segreta e duratura, che impone la propria volontà con mezzi illegali e violenti, per conseguire interessi a fini privati e di arricchimento illegale anche a danno degli interessi pubblici. Le più importanti e celebri organizzazioni di mafia sono Camorra, incentrata nella regione Campania, ‘Ndrangheta della regione Calabria, Cosa Nostra che opera nel territorio siciliano e Sacra Corona Unita in Puglia. Uno dei numerosi orrori causati dalla mafia è ad esempio la strage di Capaci, compiuta da Cosa Nostra il 23 maggio 1992 nei pressi di Capaci attraverso una bomba per uccidere il magistrato antimafia Giovanni Falcone. Gli attentatori fecero esplodere un tratto dell’autostrada A29, alle ore 17:57; oltre al giudice, morirono altre quattro persone: la moglie, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta. Vi furono inoltre 23 feriti.
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La strage di via D’Amelio fu un altro attentato di stampo terroristico – mafioso avvenuto domenica 19 luglio 1992, all’altezza del numero civico 21 di via Mariano D’Amelio a Palermo, in cui persero la vita il magistrato italiano Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta.
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Un’altra azione mafiosa fu la strage di via Carini in cui, il 3 settembre 1982 nella palermitana via Isidoro Carini, morirono il prefetto di Palermo e generale dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa, la moglie e l’agente di scorta.
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In memoria delle vittime di tutte le stragi e degli attentati mafiosi, Libera – associazioni, nomi e numeri, di promozione sociale antimafia, ha collaborato con il teatro Gioco Vita di Piacenza per lo spettacolo Io, dentro gli spari, tratto dal romanzo di Silvana Gandolfi, scritto, diretto e interpretato da Giorgio Scaramuzzino. Durante le mattinate dei giorni 14 e 15 marzo 2022 sono state invitate le classi 2ªD, 3ª e 4ª design, 4ª scenografia, 4ª figurativo, 4ª e 5ª multimediale e 5ª grafica del Liceo Artistico Bruno Cassinari ad assistere a questo spettacolo.
La trama: Santino ha sette anni, vive in un piccolo paesino in provincia di Palermo dove sin dalla nascita respira mafia. Il padre e il nonno, rimasti senza soldi, si prestano a fare dei lavori per una famiglia mafiosa, sino al giorno in cui, in seguito a quello che viene ritenuto uno “sgarro”, vengono uccisi dai sicari davanti agli occhi di Santino, che si trovava con loro. Sfuggito miracolosamente ai killer che lo credono morto, il bambino si risveglia in ospedale. Qui si troverà a dover affrontare la decisione più importante della sua vita. Nonostante le pressioni dello zio, che gli intima di rispettare il codice d’onore e non svelare alla polizia l’identità dei killer che lui ha riconosciuto, troverà alla fine il coraggio di spezzare il muro di omertà, testimoniando contro gli assassini del padre e del nonno.
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La classe 5ª Grafica ha inoltre partecipato al progetto Che ne sarà di tutto ilmondo vivo… proposto dal professore Traversoni, in cui sono stati realizzati manifesti ispirati da celebri graphic designer, come Massimo Vignelli, Bob Noorda, Wim Crouwel, Almir Mavignier, Max Huber, per sensibilizzare in memoria delle vittime delle mafie. In occasione del 21 marzo e del progetto interdisciplinare di Educazione Civica, questi manifesti saranno esposti nel cortile interno della scuola, dalle 8 e per l’intera mattinata.
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E «forse tutta l’Italia va diventando Sicilia…» – affermava il dottor Brescianelli, amico del capitano Bellodi nel celebre libro di Leonardo Sciascia “Il giorno della civetta”. E continuava: «Gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il climache è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso nord, di cinquecentometri, mi pare, ogni anno». Con questa citazione Sciascia vuole fare capire che la mafia non è una realtà appartenente soltanto al sud Italia. È ovunque. Bisogna dunque stare attenti e alla larga da qualsiasi movimento sospetto perché, come diceva il magistrato Giovanni Falcone, “entrare a far parte della mafia equivale aconvertirsi a una religione. Non si cessa mai di essere preti. Né mafiosi.”