di Lucrezia Orlandi
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Come trovare le parole? Non per esprimere la mancanza, il dolore, che ci avviluppa tutti come un filo invisibile ma tesissimo, perché forse non abbiamo ancora realizzato davvero quello che è successo, ma per raccontare di lei, della nostra prof., la nostra insegnante nel senso più ampio del termine. Infatti lei, per la scuola e per noi ragazzi, nutriva il più sincero interesse, affiancato dalla sua immensa passione e dedizione.
Di scuola con lei infatti non si parlava solo lì, dimenticandosene appena ce ne fosse occasione, era argomento di discussione in qualsiasi momento, sia nelle chiamate interminabili di cui tanti mi hanno raccontato, che nei messaggi e nel tempo libero. Da studentessa mi dico orgogliosa del suo lavoro, orgogliosa di aver avuto l’occasione di imparare da lei, di aver visto tramite il suo sguardo. La nostra prof. infatti vedeva in noi così tanto. E a chi sembrava di essere poco, questo apriva il mondo, un mondo di possibilità a cui avremmo potuto attingere, aggrapparci per diventare, per migliorare, per mutare, come da bruchi in farfalle. Era come se ci vedesse tutti già farfalle in effetti. Per chi faceva fatica ad emergere dalla crisalide non esitava a spingere un po’ di più, non smetteva mai di credere anche quando noi stessi non avevamo la forza e la saggezza di farlo. Un altro aspetto che la rendeva così unica, che la rendeva Rossella prima di tutto, era la consapevolezza di potere e di dover imparare. Questa consapevolezza era in lei evidente nel modo in cui ci ascoltava, nel suo sguardo orgoglioso che ci accarezzava da dietro gli occhiali, dai piedi incrociati a penzoloni davanti alla cattedra, dalle lacrime che di tanto in tanto le rigavano le guance nell’ascoltare una delle nostre poesie. Eravamo ascoltati e liberi come non mai nelle sue ore, come se in effetti ciò che avevamo da dire non dovesse rimanere solo nella nostra testa, come se ciò che pensavamo fosse interessante, ciò che sentivamo fosse valido e avessimo il diritto di viverlo pienamente, senza vergogna. Il dispiacere era in lei evidente quando un ragazzo decideva di non parlare una volta giunto il suo turno, ho sempre immaginato la vivesse come una sconfitta personale: <<di cos’ avrà avuto bisogno questa crisalide?>> avrà pensato.
Le sue lezioni erano anche energia, come lei lo era, con le sue idee ti travolgeva e ti portava in una realtà diversa, in una scuola tutta sua. A lei dobbiamo tanto tutti quanti, anche chi non l’ha conosciuta può viverla, vivere la scuola secondo lei; infatti è stata l’anima di tanti progetti e iniziative che a volte si davano per scontati ma che ora lasciano un buco profondissimo, come quello che lascia lei.
Inforcava gli occhiali che fino a poco prima erano serviti da cerchietto, lasciandosi scappare qualche ciocca di frangia proprio di fronte agli occhi, poco prima di prendere a leggere una poesia di Antonia Pozzi o Wisława Szymborska, che dopo la lettura ci avrebbe dedicato. Seguiva uno scambio di pensieri <<vi è piaciuta? Cosa vi ha colpiti?>> domandava, sperando il suo amore per la poesia da lei decantata venisse compreso e specchiato da noi ascoltatori. Finiva sempre per essere uno scambio profondo, parole sentite e dense di significato riempivano l’aria; emanava curiosità ed entusiasmo, la voglia di fare era percepibile e contagiosa, anch’essa affollava l’aula nelle sue ore.
Aveva sempre un pensiero da rivolgerci, una premura speciale che stava anche solo in uno sguardo, in un <<come stai>> perché si era resa conto che quel giorno qualcuno era stato meno partecipe del solito.
Ricordo le volte in cui spesso e volentieri nei corridoi ci trovavamo con lo sguardo e ci fermavano per qualche chiacchiera, con gli occhi sempre ridenti perché felice di scambiare due parole con una vecchia studentessa mi domandava come procedessero le letture, io, fiera delle mie “imprese” le spiegavo. Il suono lieve dei suoi tacchetti poi l’accompagnava in un’altra classe, mentre il rumore si affievoliva veniva rimpiazzato nella mia testa da qualche ricordo del biennio, che lasciava anche me con un sorriso nostalgico a sollevarmi le guance. Spesso la prof. Diceva: “Non preoccuparti, tanto poi tutte le cose vanno al loro posto” con la sua incredibile leggerezza nel fare. In effetti, le cose al loro posto ci stanno andando, ma “ogni tanto ne dimentichiamo una qua e là, e inciampiamo” tuttavia ci è permesso inciampare, ci è concesso non farcela e avere bisogno di tempo, a patto che ci porti a diventare le farfalle che vedeva lei, in qualche modo glielo dobbiamo, glielo dobbiamo tutti perché un po’ di lei in noi c’è, c’è con il suo essere stata. Chissà cosa starebbe facendo ora, nelle sue classi.
<<Spicciatevi ragazzi, la campanella è suonata.>>
In memoria di Rossella Groppi la scuola, con il generoso contributo della famiglia, ha istituito il concorso letterario ”Piovono parole” . La premiazione avverrà sabato 9 aprile e i lavori dei vincitori verranno pubblicati sulla rivista. Per leggere alcuni degli scritti di Rossella potete visitare il suo blog personale https://rossellagroppi.wordpress.com/
Non ho potuto avere l’occasione di conoscerla, essendo un’alunna di prima, ma spesso mi viene da pensare su come sarebbe stato il mio percorso scolastico se ci fosse stata lei. Magari non mi avrebbe cambiato più di tanto la visione sul mondo su come lo vedo io ma, da come ho sentito parlare di lei, molto probabilmente sarebbe stata una di quelle persone che mi avrebbe aiutato a mostrare il lato migliore di me e magari anche qualcosa in più.
Non ho potuto avere l’occasione di conoscerla, essendo un’alunna di prima, ma spesso mi viene da pensare su come sarebbe stato il mio percorso scolastico se ci fosse stata lei. Magari non mi avrebbe cambiato più di tanto la visione sul mondo da come lo vedo io ma, da come ho sentito parlare di lei, molto probabilmente sarebbe stata una di quelle persone che mi avrebbe aiutato a mostrare il lato migliore di me e magari anche qualcosa in più.