Un occhio sulla crisi Ucraina: intervista a Luigi De Biase

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di Chiara Rossi e Sara Meli

Tra il 23 e il 24 febbraio Putin ha deciso di inviare delle truppe in Ucraina per effettuare quella che ha definito un’ “operazione militare speciale per demilitarizzare l’Ucraina”. Da quel momento l’attenzione internazionale si è rivolta a questo conflitto.

A tal proposito, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Luigi De Biase,che ringraziamo, un giornalista di Tg5 esperto di Russia e dei Paesi dell’est Europa. Grazie alla professoressa Angela Ianni, sabato 26/02/22 alle ore 10:50 (orario italiano), ci siamo messi in contatto con lui.

«Abbiamo poco tempo per parlare» ci informa. «Sto bene, sono a Mosca. Sono arrivato stamattina all’alba con un viaggio un po’ difficile, perché molti Paesi europei stanno chiudendo lo spazio aereo e quindi ci sono pochi voli per arrivare in Russia.»

Lei adesso è lì da solo? Si trova con altri giornalisti? Com’è la situazione?

Mosca adesso è tranquilla, io sono arrivato e sono qua da solo. Nei prossimi giorni mi sposterò per andare nel sud della Russia, a Rostov, al confine con le repubbliche di Donetsk e Lugansk, dove stanno arrivando i profughi. La situazione è tranquilla. Tenete conto però, che anche in Russia, soprattutto nelle grandi città, ci sono proteste contro la guerra: migliaia di persone tutti i giorni scendono in strada per dire che questo non è lo strumento adatto per risolvere il problema. Allo stesso tempo, è uscito ieri un sondaggio di un centro di ricerca indipendente, considerato assolutamente attendibile, dichiarante che per il 60% dei Russi la responsabilità di quanto accade è comunque della NATO e dell’Occidente. Non è solo una questione di propaganda, per i Russi la presenza della NATO così vicina è effettivamente un problema.

Quindi, se c’è una parte della popolazione Russa che è in opposizione a Putin, come riesce a mantenere questo grande potere e questa posizione di controllo adesso? E come ha potuto mantenerla per così tanto tempo?

Beh, domanda da un milione di dollari! Ogni paese ha le sue dinamiche politiche, la Russia ha le sue, se noi proviamo ad analizzarle con i nostri standard ci sembra strano che una persona riesca a stare al potere per vent’anni. Vi faccio però riflettere sul fatto che pochi mesi fa si è ritirata dalla politica Angela Merkel, che è stata cancelliera in Germania per 16 anni consecutivi, quindi non è poi così strano che Putin sia al potere da vent’anni. Come fa? C’è comunque sostegno a livello popolare. Da quando è diventato lui presidente le condizioni di vita in Russia sono molto migliorate, questo è evidente, quindi c’è una ragione economica. Poi, naturalmente, c’è un dato di lotta all’opposizione che è innegabile, i partiti di opposizione non sembrano passarsela tanto bene.

In questi giorni gira molta disinformazione, abbiamo sentito parlare spesso delle repubbliche separatiste del Lugansk e del Donetsk nella regione del Donbass, il controllo di esse è di effettiva importanza strategica per la Russia o si è trattato di un pretesto?

Al di là dell’importanza strategica sono delle regioni economicamente ricche. Questa parte era il motore economico dell’Ucraina dove è concentrata l’industria mineraria, quindi per l’Ucraina queste repubbliche hanno un peso non indifferente – per la Russia meno poiché ha delle risorse molto più ampie. Dovete però tenere in considerazione che dopo la rivoluzione del 2014 si è aperta una grande questione identitaria in Ucraina, in quel momento i cittadini hanno ricominciato a chiedersi “noi che cosa siamo di preciso?”. Una parte del paese si è sentita completamente ucraina, un’altra si è invece sentita russa, non c’è niente di male in tutto ciò. Altre questioni simili sono state risolte politicamente. Ad esempio, la zona che oggi voi conoscete come Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca, quando io ero ragazzo, si chiamava Cecoslovacchia: è stato fatto un referendum e le due repubbliche si sono separate. In Ucraina le cose sono andate diversamente, c’è stata una guerra civile e una parte del paese ha dichiarato l’indipendenza, ma alla base c’è soprattutto una questione identitaria.

Abbiamo visto che c’è una particolare crisi a livello diplomatico, questa come può incidere sui rapporti diplomatici con/in Europa? È a rischio la pace europea?

I rapporti diplomatici, arrivati a questo punto, sono al livello dell’età del bronzo o del ferro, sono stati completamente annullati. Seguo da un po’ di anni la vicenda e vi posso dire che dal 2014 la propensione ad avere buoni rapporti nei confronti dell’Europa da parte della Russia è calata. I Russi, e quando parlo di Russi intendo il governo, dicono: “noi facciamo delle richieste, e queste non vengono ascoltate, quindi, a che cosa serve la diplomazia?”. In un certo senso quello che è avvenuto negli ultimi giorni è una conseguenza di tutto questo ragionamento.Per anni la Russia ha cercato con un grosso lavoro diplomatico di ottenere delle garanzie sulla sicurezza. Quelle che non è riuscita ad ottenere con il lavoro politico adesso sta cercando di ottenerle con il lavoro militare. Certo, è un concetto deprecabile quanto volete dal punto di vista morale, ma mi limito a spiegare ciò che succede, non a dare un giudizio.

Attraverso le vie non ufficiali di comunicazione ci giungono immagini, video e opinioni dal posto. C’è un motivo se le comunicazioni dall’Ucraina non sono state interrotte come ci si poteva aspettare? C’è chi pensa sia una mossa di Putin per mostrare la distruzione che è capace di portare.

Credo che ci sia prima di tutto una ragione pratica. L’Ucraina è un paese che conta 42/43 milioni di abitanti, non è una roccaforte nel deserto fra la Siria e l’Iraq, sarebbe difficile fare quello che state ipotizzando. La seconda ragione è che comunque nel linguaggio stesso che Putin ha usato, ci sono dei segnali che ci permettono di comprendere ciò che intende e ciò che sta facendo. Ha parlato di “operazione speciale dell’esercito”, che non è una vera e propria guerra, ma qualcosa di un pochino diverso. Il primo obiettivo di Putin era quello di distruggere le infrastrutture militari collegate alla NATO o che dovevano essere collegate ad essa; detto questo non bisogna pensare che ci sia dietro un grande piano o una grande strategia, a volte le cose vanno avanti giorno per giorno. Credo che al punto di bloccare le comunicazioni per lungo tempo non ci si possa nemmeno arrivare; per esempio, l’Ucraina dipendeva totalmente per quanto riguarda l’energia elettrica dalla Russia, pochi giorni fa si sono sganciati dalla rete russa e bielorussa e si sono collegati a quella polacca e romena senza alcun problema.

Ritiene che Putin abbia mire espansionistiche che vanno oltre l’Ucraina, o che sia effettivamente com’è stato riportato dalle testate giornalistiche un’ “operazione militare”?

Io non credo che lui abbia mire espansionistiche nei confronti dell’Ucraina. La Russia, da un punto di vista politico, nelle trattative aveva richiesto l’indipendenza dell’Ucraina e che non entrasse nella NATO. Confrontarsi con la Russia significa confrontarsi con un paese che da sempre ha ambizioni imperiali, perché ha una storia così (imperialista). Ha anche una forma nazionale strana: è uno stato plurinazionale, non esiste un’unica etnia,ce ne sono tante, ma tutti “sono russi” . Ad esempio, quando si parla di istituzioni e statalità concepiscono lo stato in un altro modo rispetto al nostro. Non penso che la questione sia davvero la mira espansionistica, sarebbe ridicolo se tutto questo fosse stato fatto per conquistare le regioni Donetsk e Lugansk che sono come le provincie di Brescia e di Bergamo.

Ringraziamo ancora Luigi De Biase per la grande disponibilità e per averci dedicato un po’ di tempo durante una situazione così tesa. Il nostro pensiero va alle vittime del conflitto, a tutti coloro che si muovono sul campo e si mobilitano per la circolazione delle informazioni. Vogliamo inoltre ricordare a tutti i nostri lettori l’importanza di verificare sempre l’attendibilità delle notizie e di consultare fonti affidabili.

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