Ceci n’est pas un journal (questo non è un giornalino)

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di Angela Ianni

Sono passati vent’anni da quando, sedicenne, facevo parte della redazione di Etra. Era il 2001 e le prof. che ci guidavano erano le mitiche Domenica Nuzzolese e Cristina Martini. Erano anni belli, di fermento e di mille progetti, di pomeriggi a scuola e in giro per la città a fare foto. Poi ci si riuniva in redazione e si decideva cosa pubblicare, chi avrebbe scritto, chi avrebbe impaginato, chi avrebbe intervistato. A ognuno il suo ruolo. 

I social non esistevano, così a quelle poche pagine pubblicate due volte l’anno, era affidato il racconto delle nostre vite di adolescenti, un po’ scapestrati, che si affacciavano al mondo con occhi curiosi. 

I temi che trattavamo erano quelli che ci riguardavano: la scuola, gli amici, l’amore, la sessualità. C’era anche spazio per poesie e racconti illustrati e l’oroscopo.

Il lavoro di redazione era intenso, richiedeva tempo e impegno e una certa abilità a dribblare verifiche e interrogazioni. 

È per questo, credo, che la definizione giornalino scolastico non mi è mai piaciuta, mi dava l’idea di qualcosa di poco conto. Un diminutivo che sminuisce anzichè impreziosire. 

Così, quando è toccato a me guidare una nuova redazione l’ho messo al bando.

Prima regola di Etra: non si chiama giornalino. Seconda regola di Etra: qui siamo in una redazione, io mi rivolgo a giornalisti e non a studenti. Terza regola di Etra: se qualcuno si accascia, è spompato, grida basta, il gruppo lo sostiene e non si molla. Quarta regola di Etra: il giornale è vostro e le bozze ve le correggete da soli.

Da queste poche regole, stile Fight Club, siamo partiti per rifondare la rivista scolastica, che proprio come annuncia il titolo Etra, cioè arte al contrario, si propone di analizzare l’arte da un altro punto di vista: quello degli studenti.

Nei mesi scorsi, i ragazzi che hanno partecipato all’omonimo PON “Etra. L’arte da un altro punto di vista”, si sono cimentati nella scrittura di diverse tipologie di testi, hanno visitato mostre, intervistato curatori, analizzato riviste e cataloghi per arrivare poi a decidere come volevano impostare il giornale scolastico. Curandone tutti gli aspetti: scrittura, grafica, comunicazione e pianificazione editoriale.

Cosa troverete quindi all’interno del giornale? Troverete notizie, curiosità e interviste dal mondo dell’arte. Recensioni di mostre e libri, ricette, itinerari di viaggio. Troveranno spazio i lavori degli studenti, i racconti dei ragazzi che frequentano l’anno all’estero, i consigli di armocromia e la posta del cuore. Sarà una rivista che parla di arte, scritta con un linguaggio giovane, cercando di interpretare gli interessi degli alunni.

Sarà tutta online e ogni mese avrà un tema diverso e gli articoli potranno essere condivisi sui canali social.

E i prof? Io e il prof. Traversoni, mio formidabile compagno di avventure (e di danza), avremo il ruolo di supervisione editoriale. Altri colleghi, scelti dalla redazione, si occuperanno di scrivere l’editoriale che sarà il primo articolo di ogni numero e ne inquadrerà il tema.

Etra sarà un progetto editoriale articolato e speriamo interessante, che vi vedrà protagonisti, lettori e anche critici.

Con queste premesse non può essere solo un giornalino, no?

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5 thoughts on “Ceci n’est pas un journal (questo non è un giornalino)

  1. Questa iniziativa è molto bella. Ho letto gli articoli pubblicati e sono molto interessanti. Il fatto che i professori considerino gli studenti che scrivono etra dei giornalisti e non dei ragazzi che scrivono un “giornalino” come passatempo credo sia un’ottima motivazione per gli alunni che si stanno dedicando a questo progetto ad impegnarsi, ad aiutarsi e, magari, prepararsi per il futuro. Continuate così!

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