di Noemi Barbiglio
In questo articolo vi voglio parlare di uno street artist le cui opere negli ultimi decenni stanno facendo il giro del mondo (letteralmente).
Di lui si sa ben poco, forse neanche il volto, ma una cosa è certa, il suo nome d’arte è sulla bocca di tutti: Banksy.
Questo personaggio, molto noto della street art, ha il potere di far comparire da un giorno all’altro un murales, spesso di propaganda, ma anche riguardanti scene quotidiane, su un qualsiasi muro o spazio urbano.
Banksy e la collera
Banksy tra le sue opere ne ha create anche alcune che girano intorno ad un sentimento comune, che forse, proviamo troppo spesso: la rabbia.
Oggi mi voglio concentrare su due opere in particolare che parlano della collera sotto un punto di vista alternativo.
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Flower thrower
L’opera ‘Flower thrower’ è stata realizzata su un muro che separa Palestina da Israele.
In questo stencil viene raffigurato un ragazzo in procinto di lanciare una granata, ma al posto della bomba a mano –che, se lanciata, provoca feriti o addirittura morti– ha un mazzo di fiori (unico elemento colorato dell’opera), oggetto innocuo, simbolo di speranza, pace, spensieratezza e gioia.
Il murales nel ‘the walled hotel’
Un fatto che in pochi sanno è che Banksy ha aperto un hotel di sua proprietà proprio davanti al muro di cui si è parlato prima.
Questo hotel ha dieci stanze e in una di esse vi è situato il murales su cui ora vorrei soffermarmi.
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Il capolavoro non ha un vero e proprio nome, raffigura un ragazzo palestinese e un agente di polizia israeliano che, tornando bambini, lottano usando dei morbidi cuscini priprio come ad un pigiama party.
Anche qua, come nell’opera precedente, si può notare come al posto di pugni si prendano a “botte” con dei soffici oggetti, che non lasciano lividi.
Il suo messaggio
attraverso questi due murales abbiamo potuto capire come lo street artist britannico veda pace e speranza anche in gesti bellicosi e l’opportunità di denunciare alcune tra le tematiche più importanti e delicate della società contemporanea.