di Prof. Giovanni Costantino
Chronos, Aion e Kairos: con queste tre parole il mondo greco declinava il concetto di tempo. Più precisamente, e in modo decisamente affascinante, quello che i greci avevano ben chiaro era che il defluire del tempo è ben più di una misura convenzionale che lo de-finisce. Il tempo, infatti, è il soggetto stesso che lo pensa, che lo vive, che lo attraversa, che lo respira … E allora da tutto questo parole come storia, memoria, evento, narrazione … diventano centrali per potere dire qualcosa di lui e di noi. L’inesorabilità del tempo che trascorre portandoci con sé, diventa la certezza che noi ci siamo, che esistiamo, che possiamo dire e fare qualcosa nel tempo del nostro esistere.
Personalmente, il tema del futuro lo colloco proprio in questo orizzonte: come il riconoscimento (e riconoscenza) del mio esserci nel mondo, come la possibilità a me affidata di potere dire qualcosa e di poter agire all’interno della storia. Certamente il futuro si nutre del passato e della memoria, una società senza il ricordo muore, ma il futuro è la speranza e l’attesa affidata al nostro presente che sempre deve essere colta e accolta da noi.
Non è un presente semplice quello che tutti noi stiamo attraversando, non sono stati anni facili quelli che abbiamo vissuto, ma sono l’Aion e la possibilità del nostro divenire e del nostro futuro. Cinicamente certo che non sempre l’uomo sappia teneramente umanizzare i tratti incerti e dolorosi del passato, sono altrettanto certo che la verità dell’umanità si giochi proprio qui e ora, in quello sguardo aperto, libero e, appunto, teneramente umano che ci definisce come persone.
L’arte, la bellezza, l’armonia, il nostro continuo ed eterno ricercarla … non solo ci rivelano le tracce del passato buono dell’uomo, ma sono le orme da seguire del nostro futuro.
Buona estate,
Don Gino Costantino