VIAGGIO DELLA MEMORIA

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di Mercurio Marisol

Dal 26 febbraio al 1° marzo, si è svolto il viaggio della memoria 2024, grazie al quale abbiamo avuto la possibilità di visitare alcuni luoghi segnati dalla storia.  Questo itinerario non è stato soltanto un’esperienza formativa ma ha fornito un’opportunità unica per onorare le vittime e per testimoniare il significato della memoria.

 Siamo partiti alle 21 del giorno 26 febbraio e abbiamo viaggiato in pullman la notte, arrivo a Berlino alle ore 11.

La prima attività proposta è stata una visita in alcuni luoghi che caratterizzano la città di Berlino quali: il muro, la porta Brandeburgo, l’isola dei musei e la zona dove “anticamente” sorgeva il quartier generale di Hitler. Abbiamo quindi avuto l’opportunità di immergerci nella evidente stratificazione di storia che presenta questa città. Il momento più toccante è stato sicuramente l’ultima visita al Memoriale degli Ebrei Sterminati in Europa. Questo imponente monumento commemorativo ricorda le innumerevoli vite perdute durante l’Olocausto, attraverso labirintiche file di stele di calcestruzzo che abbiamo potuto percorrere. A mano a mano che camminavamo fra le stele, cresceva il senso di impotenza: il dislivello del terreno ci faceva sentire instabili, l’altezza dei corpi di calcestruzzo ci soffocava e non riuscire a vedere chiaramente un’uscita ci destabilizzava. Un’esperienza piena di emozioni che ci ha permesso di riflettere sulle dimensioni dell’orrore purtroppo accaduto.

Memoriale degli Ebrei Sterminati in Europa

Il secondo giorno ci ha portato a Ravensbrück, un ex campo di concentramento femminile situato nei pressi di Berlino. L’area era suddivisa in due parti: il felice villaggio dove vivevano i funzionari delle SS e la desolazione più totale del campo. Attraverso i racconti della guida, abbiamo avuto la possibilità di conoscere la dura realtà vissuta dalle prigioniere. Donne lavoratrici per forza che con piccoli sabotaggi cercarono di recare danni all’economia nazista, storie di solidarietà che ha salvato vite ma soprattutto racconti di violenze, orrori e disumanizzazione.  Vedere la desolazione di quello spazio immenso ed essere coscienti del fatto che sia stato sfruttato per l’eliminazione sistematica di esseri umani fa riflettere. Poco fuori dal campo si trovano due forni crematori, uno di questi era un prototipo cui funzione avrebbe dovuto essere quella di sfruttare i corpi come “combustibile” per scaldare le case dei tedeschi. Questa parte ha lasciato tutti noi particolarmente atterriti ed incapaci di compiere qualsiasi gesto o pronunciare qualsiasi parola. Come è possibile che la ragione umana venga applicata in maniera così lucida e schematica per la distruzione di altri esseri umani? Come abbiamo fatto ad utilizzare la tecnica in modo da sfruttare gli uomini nel modo più funzionale possibile e senza lasciare traccia di queste morti? Interrogativi che sono e rimarranno senza risposta.

Successivamente, la visita nell’attuale quartiere ebreo, ha fornito un’altra prospettiva della resistenza: questo luogo simboleggia la protesta delle donne ariane contro le deportazioni dei loro mariti ebrei, riprendendo i fatti della protesta pacifica di Rosenstraße del ’43. In memoria di questo evento storico, abbiamo visitato il monumento “Block Der Frauen” di Ingeborg Hunzinger che testimonia e ricorda questo momento di opposizione al regime.  La scultura mostra donne in protesta e in lutto, sul retro si legge:

“la forza della disobbedienza civile, la forza dell’amore supera la violenza della dittatura; Dateci indietro i nostri uomini; Le donne stavano in piedi qui sconfiggendo la morte, gli uomini ebrei furono liberi”

Il terzo giorno è stato dedicato alla comprensione più approfondita delle politiche naziste attraverso la visita al Centro di Documentazione sul Lavoro Coatto di Schöneweide. Qui, abbiamo appreso dei crimini perpetrati attraverso il lavoro forzato, un aspetto spesso trascurato dell’Olocausto. Abbiamo visto foto propagandistiche e non, letto di testimonianze, visitato un bunker sotterraneo risalente alla Seconda guerra mondiale. 

Successivamente, la visita alla Topografia del Terrore ha offerto una panoramica dei meccanismi del regime nazista, esaminando la macchina della repressione e dell’oppressione e di come Hitler sia arrivato consensualmente al potere. 

Queste due visite ci hanno fatto capire il ruolo della fotografia in questo tipo di eventi: le immagini possono essere usate per manipolare e controllare le persone, ma possono anche essere strumenti di resistenza e testimonianza (per citare Georges Didi-Huberman). 

 Il viaggio è giunto alla sua conclusione con una visita a Treuenbrietzen, dove si trova uno dei tanti siti di massacri nazisti. Qui, abbiamo reso omaggio alle vittime (tutti IMI=internati militari italiani) e onorato la memoria di coloro che hanno perso la vita in un’ignobile fucilazione da parte dei tedeschi. 

In conclusione, il viaggio della memoria è stata un’esperienza profondamente significativa, che ci ha permesso di connetterci con il passato, di riflettere su ciò che è successo e di sentirci immensamente grati per le nostre vite. Questi luoghi simbolici sono testimoni della tragedia accaduta e ci invitano a non dimenticare ma a perseverare nella divulgazione della memoria come impegno per il futuro. 

Consiglio assolutamente questo viaggio come momento di riflessione collettiva (e personale) su ciò che purtroppo è accaduto e che a volte viene negato.

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