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di Bianca Peratici

Intervista alla direttrice di LA STANZA DI DANZA a Borgotrebbia.

In occasione del venticinquesimo anniversario dall’apertura della scuola abbiamo fatto alcune domande alla storica direttrice Simona De Paola 

“Come hai deciso di diventare insegnante e aprire la stanza?”

“E’ successo per caso in realtà. Avevo già intrapreso il percorso per diventare ballerina e successivamente conseguito il diploma per insegnare nonostante non fosse il mio principale obiettivo. Ho lavorato come ballerina in una compagnia spagnola da solista senza smettere di studiare danza. Nei giorni di riposo della scuola, ballando, mi sono rotta un piede. Casualmente sono stata contattata da un’amica la quale mi ha offerto di insegnare ad un corso per bambini. Accettai per via dell’infortunio che non mi permetteva di proseguire momentaneamente con la mia carriera. Mi innamorai di questo incarico, perdutamente, mai lo avrei immaginato. Si presentò presto l’opportunità di avere una sala ed iniziai ad insegnare per poi trasferire l’attività dove è ancora oggi, a Borgotrebbia.”

“Essendo che quest’anno si festeggia il venticinquesimo cosa diresti alla te del giorno zero, te lo aspettavi?”

“Non è che non me lo aspettassi, semplicemente non era nei piani, è capitato. La stanza funziona sulla base dell’energia del “qui e ora” con l’obiettivo di unire le persone con la danza, la cultura e lo stare insieme in modo corretto e genuino. Prepara gli amatori non costringendoli per forza a diventare esperti, solo li forma al meglio. Se questo dovesse andare avanti a funzionare potrebbe proseguire per sempre ma non è la mia vera aspirazione della vita. In verità ho sempre sognato di aprire un ristorante.”

“Quale momento legato alla scuola che ti porti nel cuore e non dimenticherai mai?”

“Sicuramente l’apertura è stata speciale, siamo partiti in trenta e arrivati a più di cinquecento. Le emozioni del trasloco a Borgotrebbia è stato un punto di svolta. Di sicuro anche gli ultimi saggi sono stati ricchi di soddisfazione e amore, il più recente è infine l’anniversario che abbiamo festeggiato tutti insieme tanto e bene dove ognuno ha lasciato la sua impronta alla stanza”

“Hai mai pensato di mollare la danza in momenti difficili o è stato invece l’espediente per uscirne”

“Da molto giovane è stata una sfida, desideravo fare la ballerina ma non ero portata dal punto di vista fisico. Avevo molti dubbi ed ero spesso frustrata ma avevo una grande forza di volontà che ancora oggi mi contraddistingue, l’ho presa come una sfida e ho continuato con perseveranza indipendentemente da quanto si dicesse delle mie capacità. I dubbi più grandi sono stati dopo il diploma, ho deciso di prendere un anno sabbatico dalla danza, quando si è in crisi, però, si cresce molto aprendo le porte a mille dubbi ed incertezze che si trasformano spesso in esperienze e possibilità. La pandemia mi ha portata a pensare ad un futuro, un po’ come credo sia successo a tutti, e da lì mi sono rimessa in piedi.”

“Parlando invece di saggio:come nascono le idee e come si organizza uno spettacolo così complesso e grande?”

“Le idee solitamente mi vengono durante la notte oppure prima ancora dell’idea generale penso a dei dettagli specifici. Spesso invece prendo spunto da saggi precedenti. Lo sviluppo dello spettacolo è un gioco di squadra, Elisa Gazzola, ad esempio, è una persona ricca di idee e praticità; fa tutto: apre,inventa,costruisce con visioni anche diverse dalle mie. Cristina Spelta scrive la sceneggiatura e dirige le scene con altre persone che le danno man forte. I costumisti sono circa dieci, sempre alla ricerca di nuove  idee. Iniziano a lavorare su schizzi o disegni che spesso realizzo io per poi rielaborarli. Delle coreografie si occupa quasi sempre da Elisa. 

Dietro le quinte siamo sempre in molti, durante l’ultimo saggio c’erano venti tecnici, tantissime creative e volenterose. Questo apre le porte a moltissime nuove idee come la collaborazione con il liceo artistico Cassinari che è sempre stato un mio sogno nel cassetto e che l’anno scorso è diventato realtà grazie a Nicola Traversoni che ci ha aiutato a integrare l’arte dei ragazzi nel saggio “Scatole 23” lo spettacolo del 2023”

“Qual’è il tuo rapporto con Elisa Gazzola e perché avete deciso di unire le forze e dirigere la scuola insieme?

“Elisa era una mia allieva sin da piccola, sempre stata di pochissime parole, introversa ma non timida, mi è subito stata simpatica. E’ stato naturale, man mano che cresceva, integrarla nei miei progetti data anche la sua propensione all’insegnamento. Quando ho aperto la scuola l’ho fatto per lei, per darle un futuro nella danza e anche nei momenti più difficili. Abbiamo collaborato sempre e senza litigare mai. In occasione del venticinquesimo anniversario abbiamo ufficializzato la nostra “unione” mettendo anche il suo nome nel logo della scuola”

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