FARE IL PRIMO PASSO

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A cura di Chiara Rossi

Prima di iniziare, vi consiglio di preparare una tazza di caffè nero o una cioccolata, prendere la copertina -perché ormai fa freddo- far partire Space Oddity di David Bowie e mettervi comodi.

Circa un’anno fa stavo lavorando insieme a tante altre persone per far ripartire ETRA; decidere le rubriche, il modo di lavoro, l’organizzazione… Mai mi sarei immaginata di trascorrere delle notti a scrivere, di cercare testimonianze o intervistare giornalisti e poeti in riva al mare. E piangere, a volte di gioia, altre di disperazione.

Ad oggi, sullo stesso regionale su cui scrivevo articoli e studiavo un’anno fa, sto abbozzando l’editoriale per il mese di dicembre. Passo per la stazione di Piacenza, dal finestrino vedo il posto dove per sempre risiederà un pezzetto del mio cuore. Non scendo; la mia direzione ora è Parma.

Avendo molti interessi sono sempre stata indecisa sul cosa fare dopo l’artistico e, come Kierkegaard insegna, una scelta esclude tutte le altre, ovviamente non avevo la minima intenzione di tralasciare le mie altre passioni.

Durante la quinta superiore mi sono concentrata molto sul cercare di capire cosa potesse piacermi a livello lavorativo, per questo non mi sono preclusa la possibilità di sperimentare cose nuove al di fuori delle iniziative di classe, come lavorare in un’Enolocanda e scrivere per ETRA.

Lavorare in 700 Enolocanda non significa solo servire al tavolo, fare un impiattamento o spiegare un vino: significa osservare con attenzione e dedizione per sviluppare un occhio critico che riesca a mediare tra sala e cucina.

Neppure Etra è mai stata solo un passatempo. Volevo fare le cose per bene, porre attenzione alla scrittura e alle parole, era sperimentazione e allo stesso tempo divertimento.

Ripensandoci oggi, oltre ad una lacrima sul viso (quella che cantava Bobby Solo), mi do una pacca sulla spalla, e penso che rifarei tutto esattamente allo stesso modo: le cose non cambiano da sole, c’è bisogno di motivazione, voglia e curiosità. Forse, ci vuole anche un po’ di follia per buttarsi nella vita, ma se non ora, quando? Chi vuol esser lieto sia, di doman non c’è certezza.

Certo, c’era anche la parte di studio con i suoi alti e bassi, ma non abbiate timore di intraprendere un’attività che possa farvi crescere, servirà pazienza e un buon incastro di impegni, ma fidatevi che tutto è possibile e, alla fin fine il gioco vale la candela.  

Per affrontare tutto ciò, quel che vi servirà è una ciurma di sgangherati compagni di ventura e, modestamente, non avrei potuto trovare persone migliori con cui condividere anni ed esperienze come queste. 

Alla fine è arrivato giugno, io ero in preda alla disperazione perché non avevo ancora deciso che rotta imboccare: nel tempo d’un caffè mi sono ritrovata col diploma “in mano” e  senza sapere dove il vento mi avrebbe portata.

Nell’estate ho continuato a lavorare ogni giorno e dopo notti passate a lambiccarmi il cervello e fare ricerche, ho trovato la facoltà di Scienze gastronomiche.

Cosa c’entra con il mio percorso all’artistico? 

Signori/e date un sorso e ascoltate, perchè nemmeno io ci credevo.

Checchè ne possiate pensare, non ho affatto abbandonato la storia dell’arte, è coinvolta nella storia del cibo più di quanto immaginiate. Perché in molti dipinti i piatti sono esposti al pubblico? e che dire delle pieghe delle tovaglie un tempo messe in risalto, quando noi cerchiamo di lisciarle il più possibile? Credete forse che gli spaghetti al pomodoro siano italiani? e che la pasta sia stata inventata qua?

Le materie scientifiche mi permettono di lavorare a livello chimico e fisico sia in cucina che in laboratorio. Sapevate che la cottura migliore per le seppie è quella sottovuoto a temperatura costante… in lavastoviglie?!

In concomitanza porto avanti il mio lavoro in 700 Enolocanda, che vivo con il sorriso sul volto, perché oltre agli sforzi, agli screzi, agli sbagli, ci sono tante soddisfazioni.

Non chiedetemi se quello che ho iniziato a fare sia la scelta giusta, magari l’anno prossimo sarò da tutt’altra parte; non serve programmare tutto, a volte bisogna vivere il momento o, come dice una persona che mi ha lasciato più di quanto immagina, “un po’ tarallucci e vino”.

Be, arrivati a questo punto credo sia ora di togliere la copertina, spegnere la musica e posare la tazza nel lavandino. Munitevi di casco, vi introduco al tema del mese di dicembre…

Siamo negli anni Sessanta, sta per finire il conto alla rovescia e l’unica cosa che devi fare è aprire la porta per fare il primo passo.

Il primo passo sulla Luna.

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