Peppa Vey, DISOBBEDIENZA: mostra presso la Galleria Biffi Arte, Piacenza, 26 Maggio – 19 Giugno 2022

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a cura di Maria Chiara Mozzi

Peppa Vey, insegnante di disegno e storia dell’arte, ha partecipato ad eventi e mostre in Italia e all’estero. Le sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche. Ha i propri laboratori a Piacenza e a Ziano.

Nelle stanze dell’Antico Nevaio, Peppa Vey espone tre mondi interiori, frutto delle recenti ricerche espressive e tecniche. 

Le creazioni nascono dal grande mito spirituale dell’albero della vita.

Tre mondi introdotti da tre pianeti sferici, tre spazi artistici: L’Albero della vita, I Fiori Estinti, Il Giardino dell’Eden

Nella prima stanza troviamo una teoria di lastre lavorate secondo la tecnica Raku per rappresentare l’albero. Perchè tutto parte da questa ispirazione?

Ho pensato all’albero come simbolo di vita, di rinnovamento, di continuo cambiamento e di rinascita. È un processo di evoluzione: quando l’albero è spoglio sembra tutto finito, poi il ciclo vitale ricomincia. Lastre di creta refrattaria plasmate secondo la tecnica Raku, questo è il mezzo artistico che mi sembrava più consono per esprimermi. 

Come si sviluppa la tecnica Raku? 

Raku è una tecnica di provenienza giapponese dalle origini molto antiche. È stata riscoperta 

dagli americani che l’hanno rivisitata negli anni Sessanta per poi diffonderla in Europa. È nata come tecnica rituale legata al servizio del tè, la tazzina doveva infatti odorare di fumo.

Per quanto mi riguarda, sono partita da una lastra di colorazione biscottata semirefrattaria cotta a 970° da cui ne ho ottenuta una di creta refrattaria. L’ho trattata non come una superficie materica, bensì come una tela. L’ho dipinta con cristalline e ossidi colorati. Ho ricotto il tutto a 970° attraverso un forno a gas. 

Risultava una piastra incandescente da estrarre con pinze e guantoni, indossando una maschera protettiva. L’ho poi inserita in un contenitore con segatura, foglie secche e giornali. Questo materiale si incendia. Ho ricoperto la lastra nuovamente di segatura fresca per soffocare il fuoco e ho lasciato che il calore si espandesse senza ossigeno. Da qui si produce un fumo molto tossico che annerisce la lastra. Si ottiene con questa tecnica anche il bucchero, molto utilizzato dagli etruschi . 

Gli annerimenti non sono lucidi, sono il prodotto del fumo dell’oggetto cotto in ossidazione.

A contatto con la temperatura esterna, le cristalline di smalti creano crepe e il fumo che entra nelle frantumazioni le annerisce. Evitando il contatto con l’esterno si ottiene invece una lastra bianca. Il nero rimane solo nelle parti dove si toglie lo smalto. La lastra viene quindi lavata con acqua fredda per bloccarne la cottura e pulirla. 

Questo procedimento finale non l’ho sempre utilizzato. La disubbidienza è il tema della mostra e disubbidiente e imprevedibile è il risultato finale dell’oggetto prodotto. 

Pochi gradi di calore in più possono fare la differenza. Le eventuali rotture della lastra, 

poi, possono essere ricucite tramite un collante aureo. Secondo la filosofia orientale ogni esperienza dolorosa che nella vita provoca rotture non distrugge ma rende più bella la persona che sa ricostruire se stessa mostrando le fratture riunite con fili d’oro. Una metafora utilizzata anche negli oggetti artistici.

Ogni stanza è introdotta da una sfera. Che cosa rappresenta? 

Ho realizzato queste sfere come simboli di mondi lontani. Si tratta di sfere cave Raku 

costruite con colombini e fascette di creta sigillate.

Arriviamo alla seconda stanza per scoprire il mondo immaginifico dei Fiori Estinti.

“Un incanto, uno sbocciare di forme vegetali su sfere leggerissime di diverse dimensioni. Uno spazio naturale forse estinto a causa di una disubbidienza evolutiva.” Spiega l’artista

Proseguiamo, avvolti in una profumata atmosfera, per scoprire il Giardino dell’Eden.

La conoscenza scaturisce dalle tematiche, dalle tecniche, dai sensi che si fondono attorno a candidi alberi di creta e ad una natura sospesa e silenziosa. Serpenti tentatore, mele colorate o annerite come simboli del peccato, foglie accennate, margherite su lastre che rispecchiano il mondo puro dell’infanzia e dell’innocenza, accolgono i primi disubbidienti, Adamo ed Eva. 

“Qui stilizzati, in corpi fusi con la natura, quasi fossero alberi cavi, scopriamo Adamo, l’uomo 

tentato dal peccato rappresentato da un serpente posto alla sommita’ del capo, ed Eva con decori fluidi, simboli di grazia e di femminilità. Due figure umane belle nella propria imperfezione” 

Peppa Vey ha saputo condurci per mano in un Paradiso interamente terrestre, in uno spazio non più solo divino, ma incompiuto e in divenire. È il frutto di una disubbidienza e di un volontario rifiuto di un percorso predefinito dell’esistere.

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4 thoughts on “Peppa Vey, DISOBBEDIENZA: mostra presso la Galleria Biffi Arte, Piacenza, 26 Maggio – 19 Giugno 2022

  1. Una mostra ricca di fascino e di creatività.Un articolo esplicativo interessante. L’arte può comunicare ancora attraverso il bello

  2. Complimenti, articolo preciso ed efficace che sintetizza una bellissima mostra da vedere. Grazie Maria Chiara di avermi segnalato questa mostra di una artista piacentina davvero creativa.

  3. Cara Chiara, leggendo la tua intervista fatta alla scultrice Beppa Vey, mi hai fatto, con la tua abilità, entrare nel paradiso terrestre dell’arte in modo creativo mi sono immedesimata in te e ho provato le emozioni che solo l’arte può farti vivere.complimenti vivissimi alla scultrice per le sue rare e preziose opere e.a.te un” brava più per la capacità di fermare il tempo conducendolo nel mondo del bello e.della creatività

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