a cura di Chiara Rossi e Leonardo Gruppini
Ingredienti x 4 persone:
320 gr di riso o 4 bicchieri
1 litro o più di brodo vegetale
600 gr di cavolo viola
2 scalogni
Grana padano (rigorosamente grana perchè di Piacenza)
1 bicchiere di vino rosso
150 gr di stracchino
Fiori commestibili
pepe nero qb
sale qb
olio extravergine d’oliva qb
Procedimento:
Ordinate precedentemente a vostra madre di preparare un litro o più di brodo vegetale con carote, patate, sedano, zucchine, cipolla e tenetelo da parte per quando avrete una irrefrenabile voglia di realizzare questa ricetta. Mi raccomando, ricordate che il brodo più cuoce, e più è buono, non abbiate fretta!
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Passiamo ora alla parte vera e propria della ricetta.
Per prima cosa pulite il cavolo cappuccio, come se fosse un cavolo normale dai, togliete le foglie esterne, lo lavate sotto l’acqua e bella lì che il cavolo è pulito. Dopo tagliatelo a listarelle, o a cubetti come più vi piace.
Nel mentre preparate l’asse su cui tagliare lo scalogno, ma ALT! prima di tutto aprite uno dei cassetti della vostra cucina e prendete l’utensile adatto, gli occhiali da sole, per non piangere mentre lo tagliate, che di lacrime ne versiamo già abbastanza nella vita quotidiana. Quindi, indossate gli occhiali, pulite lo scalogno dalla pelle esterna e iniziate a tagliarlo. Lo so, lo so, gli occhiali non funzionano a dovere e state piangendo comunque, essere empatici con le cipolle è proprio una brutta cosa, ma per non pensarci concentratevi sulla canzone che avete in sottofondo e date dei colpi di mezzaluna a ritmo di Waterloo degli Abba, così ripassate anche Napoleone nel mentre. (Non mettete da lavare l’asse che vi servirà tra poco)
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Quando avrete finito di ascugarvi le lacrime mette lo scalogno in padella e lasciatelo soffriggere.
Ora che lo scalogno è soffritto, uniamo quell’essere viola e copriamo con il coperchio. Lasciate cuocere per una decina di minuti.
Aggiustate di pepe e sale.
Togliete dal fuoco e travasate il tutto (oddio, tutto è impossibile, qualcosa la perderete per strada, palese) in un contenitore alto e frullate con il nostro caro amico minipimer, dai, ormai lo conoscete, quello che abbiamo usato anche per i cioccolatini di Klimt.
Riprendete l’asse su cui avete pianto per ri-piangervi ancora tagliando un’altro scalogno, che finirà dritto a rosolare in un’altra padella.
Una volta pronto lo scalogno aggiungeteci il riso e lasciatelo tostare
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Dopo qualche minuto unitevi il vino rosso, e magari bevetene anche un bicchiere, lasciatelo evaporare e piano piano aggiungete il brodo, mi raccomando anche qua, più cuoce lentamente il riso e più è buono (o almeno, così dovrebbe essere). OCIO a non farlo diventare una poltiglia.
Recuperate la crema viola e lanciatela in un pentolino; aggiungete lo stracchino e un po’ di brodo, andate ad occhio, dai su. Accendete il fuoco (lento), meglio se ad induzione, così pagate meno di bolletta del gas, e fate sciogliere lo stracchino fino ad ottenere una crema liscia.
Per l’impiattamento frugate tra il servizio nuziale dei vostri e individuate un piatto di portata carino, su cui adagerete il riso, il quale andrà decorato con i fiori commestibili.
Travasate la crema in una salsiera, ancora calda o tiepida e versatela delicatamente sul vostro risotto già impiattato.
Cari utenti, la ricetta, anche se non vi sembra, è conclusa qua.
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Appunto dai cuochi:
Per l’impiattamento noi abbiamo adagiato prima i fiori poichè avevamo preparato una cialda di parmigiano per fare da base alla crema. Fidatevi di noi, meglio non avere la ricetta di quella cialda.
Ps. Non dimenticatevi di obbligare al resto della vostra famiglia, oltre che mangiare il vostro risotto, di lavare le infinite stoviglie che avrete utilizzato.
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