Scandalo: volgarità o libertà di espressione?

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di Sonia Barbieri

Da sempre l’arte è soggetta a critiche o addirittura a censure quando vede protagoniste alcune opere ritenute non socialmente accettabili, volgari o dissacranti. Sebbene con lo scorrere dei secoli, vi sia stato un progressivo miglioramento (inteso come apertura mentale e accettazione) siamo così sicuri ci sia stato un effettivo progresso? O semplicemente abbiamo spostato la voce della polemica passando dall’immagine alla parola?

Andiamo indietro negli anni, siamo nel 1866 e Gustave Courbet, pittore francese, importante esponente  del movimento realista, conclude uno dei suoi dipinti più celebri, protagonista di molteplici controversie, “L’origine du monde”.

L’origine del mondo raffigura il particolare di una vulva femminile, adornata da scuri riccioli di peli pubici, appartenente ad un corpo steso in maniera lasciva su un letto. Le lenzuola coprono parzialmente la pelle. Nella parte superiore dell’opera possiamo scorgere il seno scoperto della donna, il volto e le gambe (escluse le cosce) sono tuttavia tagliate fuori dal dipinto. La scelta di raffigurare il soggetto in maniera estremamente realistica e dettagliata -le gambe divaricate che consentono la visione chiara delle labbra vaginali e delle natiche, oppure il fatto di omettere il volto della donna e quindi focalizzare l’intera attenzione sulle parti intime- scaturisce, nel pubblico dell’epoca, dissenso e senso di disgusto.

 Il committente dell’opera, Halil Şerif Pasha (diplomatico ottomano solito a collezionare dipinti erotici all’interno della sua proprietà) permetteva l’accesso al dipinto solo a pagamento, fino al momento in cui i debiti causati dal gioco d’azzardo non lo costrinsero a venderlo. 

L’opera non venne mai associata alla pornografia, proprio grazie alla tecnica meticolosa ed alle gamme tonali utilizzate. Eppure, nel 2011, accade che un professore parigino appassionato di arte moderna, decise di pubblicare su Facebook il link di una mostra dedicata al celebre pittore la cui anteprima era proprio l’immagine de L’origine del mondo. Secondo i moderatori non avrebbe rispettato le regole del social network, procedettero dunque a chiudere immediatamente la pagina del professore accusandolo di diffusione di materiale pornografico.

L’origine del mondo voleva essere secondo il pittore, proprio a partire dal suo titolo, un messaggio allegorico che inneggiasse alla vita ed alla fecondità, la sessualità e la gioia di vivere. Proprio grazie alla censura dei social network che dovrebbero, tra le altre cose, essere promotori della divulgazione artistica o quantomeno culturale e informativa, l’opera è stata invece comparata al livello di un genere cinematografico che rappresenta in maniera del tutto artefatta atti sessuali con scopo lucrativo. Il professore, comunque, decise di rivolgersi ad un tribunale, denunciando una violazione di libertà di espressione.

Tornando alla storia della pittura di Courbet, dobbiamo partire dal presupposto che l’artista riteneva fondamentale acquisire diverse esperienze di rappresentazione per raggiungere un “sapere”. Per “sapere” intende cioè un linguaggio individuale, originale, non ripetitivo capace di mettere il pittore in condizione di tradurre -in maniera personale- i costumi, le idee e l’aspetto della propria epoca. Tali esperienze variano quindi dalle rappresentazioni di alti modelli ritenuti universalmente accettabili (Rembrandt) fino a riferimenti allora estremamente discutibili se non provocatori, come ad esempio le iconografie delle stampe popolari. 

Altra critica di cui il pubblico si faceva portavoce era, soprattutto, il fatto che determinati soggetti e scene moderne popolari, trattate sino ad allora in piccoli quadri dal pittore, venissero da lui dipinte in quadri di più grandi dimensioni. Ciò significava quindi l’intenzione di equiparare tali raffigurazioni al più alto genere nella gerarchia accademica, quello della pittura di storia.

È dunque questo stesso interesse di Courbet verso la contemporaneità a definire la polemica e il desiderio di trasgressione sembra una componente primaria della sua pittura. Deve ribaltare, infrangere, dissolvere le forme artistiche in uso per mirare a un rinnovamento di linguaggio, volto ad un pubblico molto ampio e non colto, in grado tuttavia di cogliere il complesso intreccio di comunicazioni legate strettamente all’attualità.

Pubblico che però, oggi, sarebbe in grado di cogliere tale messaggio?

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